Adattare la città alle ondate di calore a partire dalle fasce di più socialmente vulnerabili, anziani e bambini. E’ quanto sta avvenendo a Košice, in Slovacchia da dieci anni.
Il paese centro europeo ha sostenuto alcune iniziative comunali in assenza di una norma nazionale che affronti i cambiamenti climatici.
La città da oltre duecentoquarantamila abitanti nell’est del paese ha già registrato un incremento della temperatura media annuale di un grado e sei dall’inizio dell’era industriale. Quello che preoccupa maggiormente le autorità sono i giorni cosiddetti tropicali, con oltre trenta gradi, passati da dodici a venti ogni dodici mesi negli ultimi venti anni. Inoltre il regime delle piogge è cambiato alternando periodi siccitosi con altri con precipitazioni torrenziali.
Nella zona di Západ di Košice la gran parte del patrimonio immobiliare è fatto di appartamenti costruiti con sistemi prefabbricati, soggetti a surriscaldamento. Il verde tra un edificio è l’altro è ben presente, e proprio questo elemento è tra quelli utilizzati per adattarsi all’innalzamento della temperatura e alla necessità di incrementare la capacità di assorbimento delle piogge.
Le alberature sono stati estese con l’obiettivo di incrementare le zone ombreggiate, alcune superfici impermeabili sono diventate drenanti, mentre sono stati ripristinate alcune fontane e piccoli corsi d’acqua.
Per tutelare le fasce più fragili è stata fatta anche un’analisi delle necessità di isolamento per gli edifici pubblici, come scuole, strutture sanitarie, residenze per anziani, asili nido dove tra le misure prese in considerazione ci sono state la realizzazione di tetti verdi, piante rampicanti sulle facciate, e anche l’installazione di climatizzatori.
Le decisioni su come intervenire sono state condivise dalle autorità comunali con gli abitanti.