Ripristinare le originali zona umide al posto delle saline. E’ la strategia per adattamento climatico in corso per 6500 ettari nel delta del fiume Rodano, in Camargue, nel sud della Francia, Riserva dell’uomo e della biosfera dell’Unesco.
Dopo poco meno di un secolo e mezzo di industria del sale, l’incremento delle temperature, del livello del mare, e degli eventi meteo estremi ha indotto le istituzioni transalpine a cambiare la destinazione di questa zona. Nel 2008 le saline inaugurate nel 1860 sono state chiuse, e dal 2011 è iniziato il grande progetto di restauro ambientale, dopo l’acquisizione delle aree da parte dell’Autorità costiera francese.
L’obiettivo di rinaturalizzare i luoghi, e di incrementare il turismo, è avvenuto con un processo partecipato con gli abitanti e gli operatori economici. Le discussioni sulla necessità della fine della storica industria non sono mancate, compreso l’abbandono della diga più esterna, che subisce le mareggiate diventate più intense.
La sostenibilità della nuova destinazione ha prevalso, a iniziare dalla differenza degli investimenti. Il mantenimento delle saline sarebbe costato tra i 7 e 13 milioni di euro, più il costo annuale del sistema dei canali, rispetto al milione e mezzo per il ripristino delle zone umide.
A coordinare la rigenerazione ambientale è stato il Parco Nazionale della Camargue in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Tour du Valat, e ovviamente l’Autorità costiera francese.
Il ripristino delle connessioni idriche tra i vari bacini della laguna con il fiume e il mare, quindi tra acqua salata, salmastra e dolce, sta consentendo di aumentare l’apporto di sedime sulla fascia costiera, proteggendola. La riduzione del litorale sabbioso, e delle sue dune, è infatti maggiore anche per l’effetto serra.
Grazie al nuovo assetto del territorio sono stati anche realizzati nuovi percorsi naturalistici e per bici, che stanno incrementando il turismo.