Adattarsi ai cambiamenti climatici incrementando la capacità di gestire le acque piovane attraverso aree drenanti e di stoccaggio, e diminuire anche l’effetto isola di calore urbano.
A Montreal il piano cittadino per ridurre le emissioni di gas serra prevede entro il 2050 di arrivare alla neutralità tra produzione e capacità di assorbimento dell’anidride carbonica.
Tra le quarantasei azioni del documento ce n’è una dedicata alla sostenibilità del sistema fognario e la sicurezza durante gli eventi meteo estremi.
Tra i cardini dell’incremento della capacità di resilienza c’è l’aumento delle zone permeabili, necessaria anche per tutelarsi dai danni come quelli per le inondazioni del 2019.
L’amministrazione della città canadese ipotizza una crescita delle piogge intense di oltre il quaranta per cento nei prossimi trent’anni, rispetto all’ultimo secolo.
Da tempo a Montreal è iniziata la costruzione di bacini sotterranei per la gestione delle piogge intense, un’altra infrastruttura utile affinché il sistema fognario non si blocchi per l’eccesso di afflusso. Per questo motivo sono anche state realizzate numerose aiuole e zone verdi dove l’acqua in eccesso possa essere convogliata, quindi assorbita dal terreno per alimentare la falda freatica e ricreare un equilibrio sostenibile.
Nelle norme urbanistiche delle rigenerazioni urbane è stato deciso che le aree delle nuove edificazioni dovranno avere una capacità di assorbimento assai maggiore quella di oggi, il sessanta per cento di diciannove millimetri, che significa un rilascio di undici.
Per questo oltre alle superfici piantumate drenanti in lieve depressione, dai giardini alle aiuole, servono anche i tetti verdi.
Un sistema di adattamento al cambiamento climatico meno oneroso rispetto alla costruzione e gestione, per esempio, delle vasche sotterranee.