Dalle piste ciclabili e marciapiedi allargati per l’emergenza Covid 19 realizzati in urbanistica tattica, alla riconversione definitiva degli spazi pubblici urbani riconquistati dalle persone. E’ la Nuova Zelanda a portarsi avanti nel sostenere le nuove politiche per la mobilità cittadina e la vivibilità urbana, nate dalla diffusione della pandemia da coronavirus Sars Cov2.
Il governo di Wellington ha infatti creato un fondo destinato alle amministrazioni locali che decidono di far diventare strutturali i nuovi tracciati ciclabili e l’allargamento degli spazi pedonali. L’esigenza nasce dal cambio di modalità per spostarsi indotta dal covid e dalla nuova organizzazione delle città.
La riscoperta della mobilità a piedi e ciclabile, così come quella di avere negozi e servizi nel raggio di quindici minuti a piedi da casa, sono un elemento di miglioramento della qualità del vivere in città.
Tra gli amministratori locali, ma evidentemente anche in quelli nazionali neozelandesi, è maturata quindi la consapevolezza che la nuova mobilità e il rinnovato assetto delle città, in molti casi rimarranno anche al termine della pandemia Covid 19.
La stessa capitale Wellington, mezzo milione di abitanti, si è dotata di queste infrastrutture e ha potenziato la micromobilità con i monopattini elettrici, aumentandone la disponibilità di quelli in condivisione e predisponendo rastrelliere dove parcheggiarli.
Ad Auckland, poco meno di un milione e quattrocentomila abitanti, è stata anche realizzata un’applicazione che permette ai passeggeri in attesa di autobus e treni pendolari di sapere se, sul mezzo che attendono, è rispettata la distanza di sicurezza sanitaria di due metri tra le persone.