Lubiana punta a essere a rifiuti zero entro il 2030. Un obbiettivo ambizioso dopo l’attuale sessantasette per cento di raccolta differenziata per la capitale della Slovenia, che conta duecentonovantamila abitanti.
L’ascesa sostenibile della città è iniziata con l’adesione del paese all’Unione Europea nel 2004. In questo percorso anche la precedente l’esperienza di gestione ambientale delle discariche, con il recupero del biogas prodotto dalla fermentazione dei rifiuti indifferenziati, è stata utile, anche come cultura. Gli scarti infatti producono effetti anche dopo essere stati gettati nei cestini e cassonetti. L’evoluzione di quella tecnologia è stata usata per gli impianti di trattamento aerobico e anaerobico dei rifiuti umidi, per la produzione di biogas e compost.
In dieci anni la differenziata è decuplicata, era superiore al sei per cento nel 2007, è arrivata al sessantasette nel 2017.
Intanto sono stati introdotti anche i cassonetti sotterranei a scomparsa in numerosi ambiti e soprattutto la tariffa, in modo da incentivare a produrre meno rifiuti.
Tra le innovazioni che Lubiana vuole infatti raggiungere c’è la riduzione di scarti procapite all’anno, da centoquarantacinque chili a sessanta entro il 2025.
La capitale slovena ha pure sviluppato un sistema industriale per consentire il riutilizzo delle frazioni della raccolta differenziata, un modello di economia circolare che ha di fatto anticipato le ultime direttive europee proprio sulla necessità di rimettere i materiali in circolo dopo essere stati usati.